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Ramadan: che cos'è e perché i musulmani devono osservarlo
Ramadan: periodo sacro per gli islamici, con radici antiche e rituali molto specifici: ecco le origini e le regole del Ramadan, e qualche curiosità.
Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano, nel quale, secondo la tradizione islamica, Maometto ricevette la rivelazione del Corano “come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza” (Sura II, v. 185).
È il mese sacro del digiuno, dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina. Il digiuno è un obbligo per tutti i musulmani praticanti adulti e sani che, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto, non possono mangiare, bere, fumare e praticare sesso.
Dal digiuno sono esentati i minorenni, gli anziani, i malati, le donne che allattano o in gravidanza. Le donne durante il ciclo mestruale e chi è in viaggio, sono solo temporaneamente esentati.
Al tramonto il digiuno viene interrotto con un dattero o un bicchiere d’acqua. Poi segue il pasto serale (iftar).
I CINQUE DOVERI.
Il digiuno (sawn) è uno dei cinque doveri della fede islamica. Gli altri sono la professione di fede (kalima), la recita quotidiana delle cinque preghiere (salat), l’elargizione delle elemosine (zakat) e il compimento, almeno una volta nella vita, del pellegrinaggio (hagg) a La Mecca (Arabia Saudita).
La mancata osservanza di questi precetti, in alcune delle comunità più osservanti, può comportare l’imputazione del reato di apostasia.
10 cose che (forse) non sai sull'arcobaleno
Come vedere un arcobaleno? Quanto può durare?
10 curiosità iridescenti.
Gli arcobaleni si verificano quando la luce del sole attraversa le gocce d'acqua rimaste in sospensione durante un temporale
La parola ARCOBALENO deriva dal latino arcus pluvius, che significa "arco piovoso". Questo dimostra che anche i nostri antenati ne avevano compreso l'origine fisica: non può esserci arcobaleno senza pioggia (o quanto meno senza acqua nebulizzata). Ma come si formano gli arcobaleni? Quanti colori hanno davvero? Cosa simboleggiano nelle diverse culture? E, soprattutto, quanto può permanere in cielo un bell'arcobaleno? Ecco le risposte a queste e altre curiosità…
1. COME SI FORMANO GLI ARCOBALENI ?
Gli arcobaleni si verificano quando la luce del sole - cioè tutte le lunghezze d'onda della luce, che insieme appaiono come luce bianca - attraversa le gocce d'acqua rimaste in sospensione durante un temporale oppure l’acqua nebulizzata in prossimità di una cascata o le goccioline che formano la nebbia. In sintesi, le goccioline hanno l'effetto di tanti piccoli prismi ottici che scompongono la luce bianca in un "ventaglio" di luci di colori diversi, che vanno dal violetto al rosso.
In particolare, nel caso dell'arcobaleno, la porzione di luce che entra in ogni gocciolina viene "deviata" e, per un fenomeno ottico prodotto dalla differente densità dell'acqua rispetto a quella dell'aria circostante, ogni componente della luce viene rifratta con un angolo leggermente diverso dall'altro, col risultato di creare il suggestivo spettro di colori.
2. GLI ARCOBALENI SONO DAVVERO A STRISCE ?
In realtà no: siamo noi che li vediamo così. La "distribuzione" del colore in un arcobaleno è continua: non ci sono strisce. Gli scienziati pensano che sia il nostro cervello a dividere lo spettro dell'arcobaleno in bande distinte: noi umani amiamo "organizzare" ogni cosa, inclusi i colori, e ciò vizia anche il modo in cui percepiamo la dispersione della luce dell’arcobaleno. Ma l’esatto meccanismo per cui vediamo le strisce rimane sconosciuto.
3. QUANTI COLORI VEDIAMO IN UN ARCOBALENO ?
Dipende proprio da noi! Alcuni scienziati pensano che addirittura la percezione possa essere una questione culturale. Il grande filosofo Aristotele, tra i primi studiosi a descrivere un arcobaleno, nel libro III della sua Meteorologia, vi percepì solo tre colori: rosso, verde e blu. Dante invece, in anticipo sui tempi, ne vedeva sette, e lo scrisse nel Purgatorio: “...rimanea distinto di sette liste, tutte in quei colori onde fa l’arco il Sole e Delia il cinto”. I primi studiosi islamici invece videro un arcobaleno tricolore: rosso, verde e giallo.
4. QUANTI COLORI VEDIAMO ?
Durante il Rinascimento si stabilì che i colori erano 4: rosso, blu, verde e giallo. Nel XVII secolo i pensatori si spinsero a concordarne cinque: rosso, giallo, verde, blu e viola. Nel 1637 Cartesio scoprì che gli arcobaleni erano causati dalla luce proveniente dal sole che veniva diviso in diversi colori dalla pioggia, anticipando Isaac Newton che, successivamente, avrebbe collegato i colori percepiti in un arcobaleno alle note su una scala musicale, convincendo gli scienziati europei che i colori fossero 7. La verità è che non c'è un numero preciso di colori in un arcobaleno. Ogni tonalità si fonde nella successiva senza un confine netto, lasciando l'interpretazione a chi guarda e alla cultura che l'ha definita.
5. COME VEDERE L’ARCOBALENO?
Un arcobaleno è sempre opposto al sole. La visione dunque si ha solo quando l'osservatore è tra la zona dove si trovano le gocce d'acqua sospese (pioggia, vapore acqueo ecc.) e la posizione del sole nel cielo. Ecco perché gli arcobaleni si possono ammirare solo guardando verso la pioggia e non dalla parte del sole.
6. DOPPI ARCOBALENI
I doppi arcobaleni si verificano quando la luce rimbalza all'interno della gocciolina d'acqua più di una volta prima di fuoriuscire, formando così un secondo arco. La porzione di cielo compresa tra un arcobaleno (primario) e il suo "doppio" (secondario) appare più scura perché qui la luce riflessa nelle gocce di pioggia non raggiunge l'osservatore. Questa zona ha un nome: banda di Alessandro, da Alessandro di Afrodisia che descrisse il fenomeno per la prima volta nel 200 d. C.
7. ARCOBALENI DI FUOCO
Esistono particolari arcobaleni, noti come arcobaleni di fuoco, che però non hanno niente a che fare con gli arcobaleni veri e propri (e con il fuoco). Si tratta di archi circumorizzontali che si verificano solo in certe condizioni climatiche e a particolari latitudini: si stagliano paralleli all’orizzonte come una banda, senza formare un arco, e altro non sono che un alone di cristalli di ghiaccio di alta quota che rifrangono la luce.
8. PERCHÉ L’ARCOBALENO È UN SIMBOLO LGBT E COMPARE SUI VESSILLI DEL GAY PRIDE?
L'arcobaleno è il simbolo LGBT (comunità di persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender) più conosciuto al mondo. La prima bandiera arcobaleno LGBT fu progettata nel 1978 da Gilbert Baker per un Gay Pride a San Francisco. Il design originale aveva otto colori, ognuno con il suo significato (il rosso per esempio indicava la vita e il verde l’amore per la natura). Poi per motivi pratici i colori sono diventati 6: la tintura rosa era troppo costosa, e il blu e il turchese si sono "fusi" nel blu.
A chi gli chiese perché proprio l’arcobaleno, Baker rispose: <<A lungo siamo stati identificati col il triangolo rosa che ci avevavo affibbiato i nazisti. Ma questo simbolo era figlio di un mondo orribile. Avevamo bisogno di qualcosa di bello. L’arcobaleno è perfetto perché si adatta davvero alla nostra diversità in termini di etnia, genere, età e altro>>. In seguito si è diffusa una bandiera della pace che le somiglia molto: la differenza è nei colori: 7 nella bandiera della pace, 6 in quella LGBT. Poi sulla bandiera della pace è spesso impressa la scritta "pace". La bandiera della pace in Italia è stata avvistata la prima volta alla marcia Perugia-Assisi nel 1961.
9. COSA RAPPRESENTAVA L’ARCOBALENO NELLE ANTICHE CULTURE ?
Nella mitologia del nord l’arcobaleno è bifrost, il ponte che connette il mondo dei morti e quello dei vivi. In realtà sono tante le culture, anche distanti, che vi hanno visto un collegamento tra cielo e terra: per i greci l’arcobaleno era Iris, (o Iride), la messaggera degli dei. Nell'antica religione indù dell'epoca vedica, l’arcobaleno è invece l’arco di Indra, dio dell'atmosfera e della pioggia.
10. QUANTO PUÒ DURARE UN ARCOBALENO?
L'arcobaleno più lungo del mondo (o osservato più a lungo) è stato quello di Yangmingshan (Taipei) il 30 novembre 2017: è rimasto visibile per 8 ore e 58 minuti, battendo l'arcobaleno di Sheffield, in Inghilterra, che il 14 marzo 1994 era durato più o meno dalle 9:00 alle 15:00. L'arcobaleno è stato monitorato dalla Chinese Culture University, che si trova su una montagna a nord di Taipei.
Festa della Repubblica: un po' di storia
Il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica in ricordo del referendum che in quello stesso giorno, nel 1947, decretò il passaggio dell’Italia da un sistema politico monarchico a uno repubblicano.
In quei due giorni (si votò anche il 3 giugno) votarono per la prima volta anche le donne: fu la prima volta nella storia italiana in cui si svolsero delle votazioni a suffragio universale.
Il referendum mise così fine al Regno d’Italia che dal 1861 - data dell’unificazione - per 85 anni, era stato guidato dalla famiglia reale dei Savoia e fece nascere la Repubblica Italiana. L’Italia passò in questo modo da una monarchia costituzionale a una repubblica parlamentare.
SUFFRAGIO UNIVERSALE. Il 2 e 3 giugno furono le prime elezioni dopo 22 anni di regime fascista (le ultime erano state nel 1924). Agli elettori, tutti i cittadini italiani di ambo i sessi e maggiorenni (all'epoca l’età maggiore era superiore a 21 anni), furono date due schede: la prima per il referendum istituzionale e la seconda per l'elezione dei deputati dell'Assemblea Costituente, l’organo che avrebbe avuto il compito di redigere la nuova carta costituzionale secondo l’orientamento emerso dal referendum.
A seguire, il 1° luglio Enrico De Nicola venne nominato primo presidente della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi fu il primo presidente del Consiglio e il 1° gennaio 1948 entrò in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana.
LA FESTA DELLA REPUBBLICA.
Si decise fin da subito di celebrare la Festa della Repubblica in occasione dell’anniversario del referendum (e non della proclamazione), ma dal 1977 al 1999, a causa della crisi economica della fine degli anni ‘70, è stata spostata alla prima domenica di giugno, per non perdere alcun giorno di lavoro.
Come è consuetudine, il cerimoniale ufficiale della Festa della Repubblica prevede che il Presidente della Repubblica deponga una corona d’alloro in omaggio al Milite Ignoto, all’Altare della Patria.
Lungo i Fori Imperiali, sempre a Roma, si svolge poi la sfilata delle forze armate.
Il 2 giugno è una delle giornate in cui è più facile ascoltare l’inno nazionale detto Inno di Mameli ma che in realtà si chiama Canto degli italiani.